La sottile linea tra onestà e mancanza (totale) di tatto

Un tema che a primo impatto leggero ma che comunque si porta dietro tanti stereotipi è l’onestà.

La persona autistica è spesso dipinta come completamente priva di filtri e che arriva a parlare a sproposito senza pensare di poter ferire il suo interlocutore.

Non mi sto riferendo a Sheldon Cooper. ho già parlato di lui in un altro articolo e, per quanto anche lui tenda all’arroganza e alla quasi totale mancanza di empatia, oggi vi voglio parlare del personaggio della serie televisiva Glee, Sugar Motta.

Sugar Motta, interpretata da Vanessa Lengies

Io ho un legame affettivo molto forte con questa serie perché è una delle poche che ho seguito quasi fino alla fine. Forse prima o poi finirò di riaguardarla e la analizzerò più dettagliatamente – ammetto di non aver mai visto le sesta e ultima stagione se non attraverso alcuni spezzoni-.

Tutti i ragazzi della William McKinley High School hanno un loro carattere definito e ognuno di loro vuole rappresentare un tipo diverso di discriminazione e di presa di coscienza di sè. Si parla di sogni e musica, infatti ci sono tante cover di canzoni famose e i ragazzi fanno parte delle Nuove Direzioni con la guida del professor William Schuester.

Nel corso della serie due delle coppie preferite dai fan sono state quelle composta da Blaine Anderson e Kurt Hummel e Santana Lopez e Brittany S. Pierce, che rappresentano, con tutte le limitazioni e gli stereotipi del caso, l’amore omosessuale. Brittany è bisessuale.

Kurt Hummel, interpretato da Chris Colfer e Blaine Anderson, interpretato da Darren Criss che formano la coppia chiamata Klaine
Brittany S. Pierce interpretata da Heather Morris e Santana Lopez interpretata da Naya Rivera formano la coppia Brittanna.

La serie, come detto, era basata su molti stereotipi tipici di quel tipo di serie televisiva ambientata nei licei aveva comunque mostrato quanto la realtà fosse sfaccettata e andasse accettata.

Sugar Motta appare nella terza stagione e, a malincuore, devo dire che è uno dei personaggi con la presentazione peggiore di tutte le stagioni per due motivi, uno sul quale si può sorvolare e l’altro che rappresenta uno scivolone enorme per una serie come questa.

Sugar è figlia di Al Motta, un uomo facoltoso che finanzia il club in questa stagione. La ragazza vuole entrare nel club senza avere alcuna dote canora solo per il ruolo che il padre ha per la vita stessa del Club.

Appare come una ragazzina viziata e snob senza filtri, il che potrebbe anche essere accettabile se non fosse che lei giustifica la sua sfacciataggine dicendo “Scusate, ho la Sindrome di Asperger e non mi rendo conto che ciò che dico potrebbe ferire gli altri”. Una frase molto triste che non è piaciuta agli autistici che seguivano la serie.

Di base io sono sicuramente molto onesta e tendenzialmente incapace di mentire ma, al contrario di quanto viene perpetrato da questo stereotipo, ci penso sempre infinite volte prima di parlare perché l’ultima cosa che voglio è ferire gli altri.

Ma, il vero problema del personaggio è che la ragazza afferma con un po’ troppa nonchalance di essersi autodiagnosticata questa condizione.

Tale affermazione è altamente irrealistica: autodiagnosticarsi ogni tipo di Disturbo non ha senso e, per quanto sia possibile riconoscersi nei tratti, senza un percorso medico non ha alcuna validità.

E’ uno schiaffo morale a chi ha avuto una diagnosi tardiva, soprattutto per le donne. Io, pur avendola ricevuta all’alba dei diciotto anni e quindi posso ritenermi più fortunata di chi per esempio l’ha avuta a più di trent’anni, ho vissuto esperienze dolorose che forse sarebbero state mitigate se lo avessi saputo prima.

Come sempre, cerchiamo di superare certi stereotipi che per quanto abbiano un fondo di verità, non sono applicabili a tutti gli autistici. E, purtroppo, la rappresentazione dell’autistico che pare mancare di rispetto a chiunque anche se l’ha appena conosciuto perché dice tutto quello che pensa come una macchinetta e senza mostrare alcun tatto è ancora viva nelle serie televisive.

Spero di avervi fatto riflettere,

A presto,

Cate L. Vagni

7 pensieri su “La sottile linea tra onestà e mancanza (totale) di tatto

  1. da amica, adoro il fatto che tu sia sempre sincera, ma posso assicurarti che sei una delle persone più politically correct che conosca… in 1 anno di amicizia non ti hai mai fatto scivoloni razzisti, discriminatori, sessuali, omofobe etc… a volte quando ti lasci scappare un linguaggio un po’ più colorito (cosa che avviene di rado) mi metto a ridere, perché sei troppo buffa e perché mi fa piacere che tu ti senta libera di esprimerti!
    So quanto ci tenessi a questo articolo e, come l’hai definito tu, ti sei voluta togliere questo sassolino dalla scarpa… Ritengo che comunque ragionare 5 secondi prima di dar fiato alla bocca sia una regola, che dovrebbe essere adottata universalmente da neurodiversi e neurotipici. Purtroppo noi neurotipici su questo siamo carenti, quindi dovremmo fare quotidiana mea culpa… il fatto che esista lo stereotipo che le persone autistiche siano prive di empatia, quindi non riescano a mettersi nei panni dell’altra persona, non significa che escano di casa pronti ad offendere ogni individuo per strada, carichi come una mitraglietta! Manco chi ha la sindrome di Tourette fa veramente così (evvai, così ho sdoganato pure i tourettici XD)! Conoscendoti so che uno dei tuoi più grandi timori è proprio quello di ferire involontariamente le persone e so quanto tu ponderi le tue parole…. ti ammiro molto per questo e ritengo che dovresti essere un esempio da seguire, non un bersaglio di facili stereotipi, altroché!
    Inoltre ricordiamoci che se, ragionando per assurdo, questa teoria bislacca fosse vera, sareste comunque giustificati per ragioni “mediche”… la maleducazione non giustificata è quella dei neurotipici, che decidono in maniera arbitraria di essere scortesi o imporre le proprie idee con l’intenzione di affossare “l’avversario” senza volere realmente quasi mai un confronto a cuore aperto e senza mai mettersi in discussione. E’ lì che il dito andrebbe puntato, sull’intenzionalità di ferire gli altri.
    Il personaggio, che hai portato d’esempio, personalmente non lo conoscevo, ma oltre a perpetrare un falso stereotipo commette un abominio ancora più grande: auto diagnosticarsi una sindrome così delicata, per la quale ci vuole un lungo cammino psicologico/psichiatrico per giustificare la propria rabbia verso il mondo esterno. E’ come se qualcuno si autodiagnosticasse lo slogamento ad una caviglia per evitare di fare educazione fisica! E’ indelicato nei confronti di chi ha dovuto affrontare la diagnosi, a volte anche tardiva, step by step e tutti questi step non sono di certo una passeggiata… in questo caso sì, i telefilm devono fare ancora molta strada!

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    • Io non riesco a essere stronza nemmeno quando parlo di chi mi ha ferito nel profondo quindi sono proprio la negazione totale dello stereotipo se vogliamo dirlo ahah se guardi il video della presentazione di Sugar è palese che lo dica con falso pentimento dopo aver detto una sequela di cattiverie senza nemmeno presentarsi. È imbarazzante. La Sindrome non è uno scusa per giustificare la cattiveria gratuita. In quella serie tutti i personaggi, Santana in primis, paiono non avere filtri ma lei che per altro non sa nemmeno cantare si deve giustificare così ed è offensivo… E dal 2009 a oggi purtroppo gli Autistici sono ancora dipinti in questo modo. La parte dell’autodiagnosi è la ciliegina sulla torta. Non mi importa se il personaggio poi migliora, Ryan Murphy poteva documentarsi meglio prima di creare un personaggio del genere…

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  2. esatto, lo scivolone sta nel fatto che si vede che ha voluto parlare di un argomento semi sconosciuto adesso, figuriamoci 10 anni fa! purtroppo, come ti ho già detto varie volte, ho paura che, come tutte le minoranze rappresentate in tv, anche voi dobbiate passare per la fase macchietta 😦

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    • Forse stanno iniziando a migliorare. Era uscita di recente una nuova serie documentario su Netflix chiamata “Amore nello Spettro” dove i personaggi sono più realistici a quanto ho sentito dire anche se a mamma non è piaciuta. Sempre su Netflix c’è Atypical dove il protagonista forse è meno stereotipato rispetto a quello di The Good Doctor. Ci stanno provando. Io probabilmente urlerò di gioia quando vedrò un protagonista Autistico particolarmente portato per le materie umanistiche ahah e devo recuperare anche il film Quanto Basta che è del 2015 dove il protagonista Autistico vuole diventare un cuoco ma da quello che ho visto dal trailer pure lui è dipinto come uno che non capisce che anche se sa tutto del cuoco famoso che sarà il loro insegnante non dovrebbe dirlo perché pare che il tizio abbia la fedina penale sporca. Lo recupererò per curiosità ma solo questo mi fa essere molto scettica.

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  3. Come le avevo già detto, non avevo mai dato più di tanto peso a questo personaggio, forse perché nella serie è molto di secondo piano. Questo articolo, però, mi ha fatto aprire gli occhi sul ruolo sbagliato che ha avuto all’interno della serie, inoltre sono più che d’accordo con ciò che ha detto dell’autodiagnosi. Sono sicuro, che come nel caso che ho presentato nel mio articolo, abbiano pensato che sarebbe risultato divertente… ciò che sicuramente non è, se visto dalla prospettiva giusta. Grazie per la nuova prospettiva, La prossima volta starò più attento a certi dettagli!
    -Loki

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